Alcune riflessioni in corsivo dopo aver letto i giornali

di Bruno Marengo*

Numerosissimi banchi di “sardine” hanno invaso le piovose piazze d’Italia con la loro ironica ribellione all’odio, al razzismo, all’onda inquietante della
destra estrema. Difficile compiere paragoni a ritroso, come molti intenderebbero fare con “girotondi”, “popolo viola”, piazze del fu “vaffa”.

La ricerca è quella di un luogo collettivo in cui riconoscersi, nel vuoto di comunità che è la società dell’individualismo. Come scrive Concita De Gregorio su “Repubblica”: andare in piazza nel mondo reale è più scomodo che insultare al pc. In quelle piazze, accanto ai giovani promotori sotto gli ombrelli, c’erano centinaia e centinaia di nonni, genitori, nipoti, uomini e donne, vecchi e giovani. Con la loro pacifica ribellione a chi “per troppo tempo ha ridicolizzato argomenti serissimi”; per la “bellezza”, per la “non violenza, la creatività e l’ascolto”, senza smettere di credere nella politica e nei politici con la “P maiuscola”.

Fa bene ascoltare “Bella ciao”, la canzone dell’Antifascismo, cantata in tutte le piazze del Paese. Ancor più, dopo le vergognose vicende, segnate da un antisemitismo risorgente, che hanno colpito una esemplare testimone delle barbarie nazifasciste quale è Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, cui va tutta la nostra solidarietà.

Ambiente (di drammatica attualità a causa dei disastri provocati dai cambiamenti climatici, dall’incuria, da uno sviluppo abnorme tutto teso al profitto), pacifismo, femminismo, civismo contro le trite liturgie degli slogan alla caccia del nemico di turno per raccattare cinicamente dei voti, delle battute volgari, dell’agitazione strumentale di problemi che andrebbero affrontati con ben altra consapevolezza ed onestà politica, della perdita di umanità.

Per affermare un’idea di futuro fatto di tolleranza, di uguaglianza, di giustizia sociale; per il dialogo, il rispetto, i contenuti, i valori costituzionali. Dobbiamo prendere coscienza di quanto sta avvenendo e della necessità di riempire i vuoti che ci sono stati, in Europa e nel mondo, per responsabilità diverse. “Fridays for future”, i movimenti femministi, mobilitazioni civiche
come quelle delle sardine, organizzazioni e cittadini impegnati sul terreno della democrazia, della difesa della libertà, dell’ambiente, dei diritti sociali,
dell’accoglienza e dell’integrazione, della lotta alla povertà e per il lavoro, devono trovare un’interlocuzione politica e progettuale.

“Nessuno può essere indifferente davanti al dolore di milioni di uomini e donne che ancor oggi continua a colpire le nostre coscienze; nessuno può essere sordo al grido del fratello che chiama dalla sua ferita; nessuno può essere cieco davanti alle rovine di una cultura incapace di dialogare”, ha esortato Papa Francesco dal Giappone, tappa del suo viaggio apostolico internazionale.

E’ arrivato il momento, per chi aveva cessato di farsi sentire e per coloro che per la prima volta si affacciano nella sfera pubblica, di ritrovare voglia
e gusto dell’intervento collettivo, di saper porre il “noi” davanti all’ “io”. I partiti, i sindacati, le grandi organizzazioni per i diritti sociali, i democratici
tutti, devono avere capacità di ascolto, di organizzazione, di proposta, guardando all’Europa e al mondo.

Il populismo è una forma di neutralizzazione del potere delle masse, paradossalmente in nome delle masse. La nostra è un’idea di popolo inteso come società democratica e cosciente. Questa è la sfida per un domani migliore che bisogna saper raccogliere. L’impegno della sinistra deve essere quello di concorrere a costruirlo questo domani, lasciando perdere le recriminazioni, le polemiche pretestuose ed autolesionistiche. Guardandosi attorno, collaborando con le forze progressiste, ricostruendo plausibili ragioni per un progetto rivolto al futuro.

L’ANPI ci sarà, come sempre.

Spotorno, li 24 novembre 2019
*Direttore editoriale de “I RESISTENTI”